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L’ex viola Blaszczykowski si ritira

Una carriera di tutto rispetto e una storia personale segnata da un'infanzia drammatica

di Francesca Turco – A 37 anni l’ex viola Jakub Blaszczykowski dice basta con il calcio e si ritira. Una carriera di tutto rispetto la sua, lunga 29 anni, dalle prime sgroppate nelle giovanili del Raków Częstochow, fino alla grande chance del provino con il Wisla Cracovia, squadra da cui tutto prende il via e con la quale oggi chiude il cerchio.
È grazie al Wisla che arriva al Borussia Dortmund dove vive con Klopp la tappa più importante del percorso: due vittorie della Bundesliga, una Supercoppa di Germania e la Champions League sfiorata in quella finale tutta tedesca persa poi contro il Bayern Monaco nel 2013 a Londra. E poi i problemi fisici e l’arrivo in Italia nel 2015 in prestito alla Fiorentina, l’infortunio che gli pregiudica la stagione e il rientro il Germania al Wolfsburg e poi di nuovo al Wisla Cracrovia nel 2019.

A causa di una malagestione il club è sull’orlo del baratro, la riconoscenza lo spinge a tornare per dare una mano: decide di giocare senza percepire ingaggio anzi fa di più, anticipa al club circa un milione di euro per consentire il pagamento degli stipendi ed evitare la cancellazione d’ufficio dal campionato. Scelta di cuore, fino in fondo.

A legare le varie esperienze tra i club c’è la Nazionale polacca dove finora risulta essere il secondo giocatore più presente di sempre dietro solo al mito Lewandowski.

La storia personale

Kuba, così lo chiamano tutti, è stato un professionista esemplare ma ancora di più un esempio di umiltà e resilienza.

Un privilegiato, così si è sempre sentito: “Sono ancora in contatto con un mio amico di scuola. Lui si alza tutti i giorni alle 6 e nonostante gli sforzi e il tanto lavoro non può permettersi molto. Non può nemmeno andare in vacanza. Io invece gioco a calcio, la cosa che amo di più al mondo, e vivo emozioni intense” racconta in un’intervista al giornale tedesco Die Welt.

Un uomo fortunato insomma, se non fosse una storia personale, segnata da un passato drammatico e da un’infanzia sconvolta. L’incanto dell’innocenza svanisce presto per Kuba: ha appena 10 anni quando papà Zygmunt uccide a coltellate mamma Anna e per il delitto sarà condannato a 15 anni di carcere. Lui e suo fratello Dawid vengono quindi affidati alle cure della nonna materna Felicja e dello zio Jerzy Brzeczek ex nazionale polacco, che lo spinge a diventare calciatore.

Vidi mio padre uccidere mia madre. È un episodio che non riesco a dimenticare. Fa parte di me. Quel giorno la mia vita è cambiata, è stata stravolta, ma credo di aver acquisito molta forza. Ho affrontato tanti problemi nella mia vita, cose che altre persone avrebbero percepito come tragedie. Io invece non mi sono fatto sconvolgere. So che qualsiasi cosa accadrà, ho già vissuto di peggio”, racconta nella sua autobiografia uscita nel 2018.

Da allora l’esultanza a ogni gol è sempre la stessa: gli occhi e le braccia al cielo a condividere la gioia con mamma Anna andata via troppo presto.

Oggi Jakub ha annunciato il ritiro tramite il proprio profilo Instagram: “Cari tifosi, ogni percorso ha una fine… Grazie mille per il grande sostegno che ho ricevuto in ogni momento. Ne è valsa la pena giocare e fare sacrifici per tutti voi. Non è stata una decisione facile quella di porre fine alla mia carriera“.

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