di Sandro Di Loreto – Il campionato brasiliano di Serie A si è chiuso nella notte del 6 dicembre. Dovrei parlare della vittoria del Palmeiras, la dodicesima, la seconda consecutiva, e dire che nessun club ha vinto quanto “o Verdão”, come lo chiamano in Brasile. Dovrei raccontare della sua grande rimonta. Dovrei parlare del tecnico portoghese Abel Ferreira, capace di vincere dal suo arrivo nove trofei, tra coppe e campionato.
Invece no. Invece racconterò della sconfitta del Botafogo, la squadra che fu di Garrincha, che è stata davanti a tutti dalla terza alla 34° giornata, chiudendo il girone di andata prima con 47 punti, frutto di 15 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte. Dei 36 gol fatti e solo 11 subiti. Dei 13 punti di vantaggio sul Palmeiras campione.
Per il Botafogo è stato il miglior girone d’andata di tutti i tempi. Ma quel Botafogo straordinario del girone di andata si è sciolto partita dopo partita, implodendo nel suo sogno al punto di trasformarlo in un incubo che lo ha soffocato lentamente fino ad ucciderlo.
Alla fine ha chiuso al quinto posto, con 64 punti, 6 meno del Palmeiras primo. Nel girone di ritorno uno score sconcertante: soltanto 3 le partite vinte, 8 quelle perse. Ventisei i gol subiti. Il Botafogo ha perso anche l’ultima conto l’Internacional di Porto Alegre, malinconicamente, lasciando alle statistiche il dato di 11 partite consecutive senza vittorie.
Mi chiederete: “Ma come è successo?”, è difficile a dirsi. Sicuramente il Botafogo ha perso il suo campionato nella testa e non nei piedi, schiacciato dal peso di qualcosa probabilmente più grande di lui.
L’inizio della fine comincia in giugno quando il tecnico portoghese Luis Castro saluta tutti per andare in Arabia Saudita per guidare l’Al Nassr, chiamato direttamente da Cristiano Ronaldo e coperto di soldi. La magia si spezza, anche se Cláudio Caçapa, individuato per sostituirlo provvisoriamente per 4 partite, mentre era aiutante di Grosso nel Lione (nel quadro del Gruppo Eagle Football di John Textor che detiene anche il Botafogo), le vince tutte. Poi lascia la squadra a Bruno Lage, altro portoghese, a cui tutto sfugge di mano.
Perde in casa il derby con il Flamengo, si rende autore di alcune scelte a dir poco discutibili, come quella di lasciare spesso in panchina il capocannoniere Tiquinho Soares, dimostra poca personalità. Anche lui sarà sostituito dopo soli 3 mesi, quasi cacciato dalla squadra che chiede Lúcio Flávio come tecnico. Sarà allontanato a 4 giornate dalla fine, troppo tardi ormai.
In questo viaggio allucinante “ho visto cose che voi umani non potreste immaginare” come direbbe Roy Batty il replicante di Balde Runner, interpretato dallo straordinario Rutger Hauer.
Quali? Ad esempio vincere in casa 3-0 contro il Palmeiras, sbagliare un rigore sul 3-1 e perdere 4-3; vincere, sempre in casa, 3-1 contro il Gremio e perdere 4-3; essere raggiunto al 96′ dal Red Bull Bragantino; essere raggiunto al 90′ dal Santos poi retrocesso per la prima volta nella sua storia; andare in vantaggio su rigore contro il Coritiba già retrocesso al 98′ ed essere raggiunto al 99′.
E’ così che quello che avrebbe potuto essere il racconto di una grande magia, passerà invece alla storia come un triste film neorealista francese in bianco e nero, i colori del Botafogo. Un film che i tifosi vorranno dimenticare presto, quando invece avrebbero voluto ricordarlo per sempre.
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