Il 20 giugno del 1976 nello stadio Marakanà di Belgrado, casa della Stella Rossa, la Cecoslovacchia e la Germania dell’Ovest si affrontano nella finale che vale l’Europeo.
E’ la Germania di Sepp Maier, Berti Vogts, Franz Beckenbauer, Uli Hoeness, arrivata all’ultimo atto della competizione dopo aver superato in semifinale i padroni di casa della Jugoslavia. La Cecoslovacchia di Václav Ježek, formata da giocatori per lo più sconosciuti, aveva incredibilmente sconfitto la nazionale sovietica del colonnello Lobanovski ed eliminato la mitica Olanda di Cruijff, Neeskens e Krool.
Prima della gara le due squadre si accordano su come si sarebbe assegnata la vittoria finale in caso di parità dopo i tempi supplementari. Niente lancio della monetina come nella semifinale del 1968 quando la fortuna premiò l’Italia contro l’URSS; niente ripetizione della partita: per la prima volta nella storia dell’Europeo la coppa si sarebbe assegnata ai calci di rigore.
Nel corso dei 90 minuti la nazionale di Helmut Schön, campione del mondo e d’Europa, si trova a dover rimontare i due gol della Cecoslovacchia firmati da Ján Švehlík e Karol Dobiaš. Nel secondo tempo è Dieter Müller a riaprire la gara mentre il pari in extremis di Bernd Hölzenbein la allunga ai supplementari, dove il risultato non cambia. Neanche a farlo apposta si va ai rigori.
L’alternanza è perfetta fino al quarto tentativo: Jurkemik non sbaglia, Hoeness sì, calcia alto sulla traversa lasciando il match point alla Cecoslovacchia. Sul dischetto si presenta Antonin Panenka, 28enne centrocampista baffuto del Bohemians Praga, di professione perito alberghiero.
E mentre per la Cecoslovacchia si sta per scrivere la storia di una vittoria epica, lui prende una lunga rincorsa e decide per l’esecuzione più spettacolare e temeraria: tocco morbido al centro della porta a umiliare un monumento come Sepp Maier già allungato in tuffo.
E così, oltre a regalare il primo e unico titolo al suo Paese, Panenka regala al mondo l’invenzione de “il cucchiaio”. “Ma se avessi sbagliato quel tiro sarei stato spedito in fabbrica”, confessò anni dopo.
“Solo un folle o un genio poteva tirare in quel modo”, dirà più avanti Pelé. In realtà dietro c’era di più, perché quel colpo non fu frutto dell’improvvisazione e dell’incoscienza di un momento.
Al termine degli allenamenti con il Bohemians Panenka era solito fermarsi a sfidare ai rigori il portiere della squadra Ivo Viktor: “Ci giocavamo una cioccolata o una birra. Lui era molto bravo e spesso perdevo. Così prima di addormentarmi pensavo a un modo per batterlo. Pensai che se avessi ritardato la battuta eseguendo un pallonetto, il portiere si sarebbe tuffato senza avere il tempo di recuperare la posizione. Iniziai così a provare questa intuizione prima nelle amichevoli, poi nelle serie minori fino alla massima divisione”.
Dopo il clamore di quell’episodio Antonin Panenka sparì dai radar. Di lui si tornò a parlare 24 anni più tardi, dopo i calci di rigore nella semifinale di Amsterdam a Euro 2000, quando Francesco Totti a tu per tu con l’enorme portiere olandese Van Der Sar si voltò verso i compagni e comunicò beffardo: “Mo’ je faccio er cucchiaio”.
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