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Derby Glasgow: una partita di calcio o la Guerra dei mondi?

Tutto quello che c'è da sapere sull'Old Firm di domenica

di Roberto Vena – Domenica a Ibrox Park Stadium la sfida tra Rangers e Celtic, non una semplice partita di football ma uno scontro di fedi e culture.

Per dipingere il ritratto di Glasgow, mostrarne tutte le sfumature, le contraddizioni e raffigurarne la popolazione composita e divisa per provenienza, scelte politiche e fede religiosa si può intingere il pennello su pagine di storia, studi economici, trattati sociologici o analisi demografiche.

L’Old Firm

Il derby tra Rangers e Celtic, denominato Old Firm per essere il derby calcistico più antico del mondo, tornerà di scena domenica 3 settembre alle 13 locali. sarà il primo della stagione e si giocherà sul prato di Ibrox Park Stadium, la Cattedrale calcistica dei Glasgow Rangers, capace di regalare in 90 minuti (più recupero) tutta la gamma cromatica della passione, dell’emozione e della divisione identitaria tra le due tifoserie che va ben al di là della contesa calcistica e che spiega meglio di ogni altra riflessione colta il peso della faglia che taglia in due la popolazione Glaswegian.

Celtic e Rangers non sono soltanto due squadre di calcio fieramente avversarie sin dalla loro nascita, ma sono gli emblemi di due differenti culture e visioni del mondo, esprimendo l’identità di due Nazioni diverse che convivono da acerrime rivali sgomitando sotto lo stesso tetto urbano.

La sintesi di questa avversione sportiva, che usa il rettangolo verde per un periodico regolamento di conti tra identità irriducibili, è la storiella molto in voga a Glasgow rievocata da Andrea Di Masi nel suo saggio “Old Firm – La Battaglia di Glasgow” (Urbone) – in cui un cattolico, tifoso del Celtic, esprime in punto di morte ai familiari il desiderio di diventare protestante. Quando il Reverendo gliene chiede il motivo il moribondo risponde dicendo: “Così ci sarà un maledetto protestante e tifoso del Rangers in meno.

Vista l’animosità reciproca, si potrebbe ricordare anche l’ironia di Winston Churchill il quale disse che “gli italiani vanno alla guerra come ad una partita di calcio e vanno a una partita di calcio come fosse una guerra”. In realtà, pensando alla storia dell’Old Firm e al suo senso di disfida cavalleresca all’ultimo sangue, al Premier britannico sarebbe bastato alzare lo sguardo a Nord per trovare conferma del suo calembour a Glasgow, a poche centinaia di chilometri da Downing Street.

Un po’ di storia

Il Celtic è stato fondato nel 1887 da fratello Walfrid, padre Marista di origini irlandesi. È tradizionalmente la squadra del proletariato, della classe operaia e della ampia comunità irlandese emigrata in riva al Clyde alla fine del XIX secolo. I suoi supporter sono di solida fede cattolica, si nutrono di sentimenti politici autonomisti e sono – quasi superfluo sottolinearlo – allergici alla Corona britannica. Oltre a conquistare 53 campionati, il Celtic mostra orgogliosamente in bacheca anche una Coppa dei Campioni, la prima di una squadra del calcio britannico, vinta a Lisbona nel 1967 sull’Inter di Mazzola ed Herrera.


Il Rangers Football Club nasce invece nel 1872, 15 anni prima del Celtic, per iniziativa dei fratelli Peter e Mose McNeil, William McBeath e da Peter Campbell. È il più titolato di Scozia e vanta anche una Coppa delle Coppe e quattro finali europee. I tifosi del Gers sono l’espressione della classe media e alta della città e del Paese dei Clan, di fede protestante e, inevitabilmente, unionisti e fedeli alla Monarchia inglese, tanto che sugli spalti si intona l’inno God save the King. Il primo incontro non ufficiale tra le due squadre si disputò nel 1888 e vinse il Celtic 5-2.

La prima sfida ufficiale risale invece al 1890, nella Coppa di Scozia, vinta 1-0 ancora dai bianco-verdi. Tra i risultati più fragorosi spiccano un 5-0 per i Rangers nel 1894, un rovinoso 7-1 per il Celtic nel 1957 e, passando all’età contemporanea, un 5-1 Rangers del 2000 e un 5-0 Celtic nel 2018.

L’attesa

Date le premesse, non è difficile immaginare quale sia l’attesa di entrambe le tifoserie per un evento calcistico da sudore, lacrime. Talvolta anche sangue, considerati i frequenti scontri violenti tra fazioni rivali, vissuto con autentico fervore religioso.

Il bilancio dell’Old Firm vede i Rangers in vantaggio sia sul totale delle 436 gare giocate, sia nei derby di campionato, che si sono disputati ininterrottamente dal 1891al 2012, anno in cui venne dichiarato il fallimento dei Glasgow Rangers per crack finanziario. Dopo un inferno di tre anni tra le serie minori scozzesi, il Rangers ha riconquistato la Scottish Premiership e il derby tornò a giocarsi nel campionato 2016-17.

A incrociare muscoli e tackles a Ibrox e al Celtic Park sono stati anche quattro italiani, che hanno lasciato buoni ricordi a Glasgow. Il più famoso è senz’altro Gennaro Gattuso, catapultato giovanissimo in maglia Rangers dopo la sua esplosione al Perugia e ribattezzato Brave Heart dai tifosi del Gers per il suo coraggio e la vigoria. Nei Rangers hanno militato il difensore Lorenzo Amoruso, storico primo capitano cattolico dei Light Blues con cui vinse 3 campionati, 3 coppe di lega e 3 coppe di Scozia, ottenendo il premio come migliore giocatore dell’anno nel 2002, e l’attaccante Marco Negri, capocannoniere con 29 gol nel 1997/98. Unico italiano nel Celtic il centrocampista Massimo Donati, un campionato vinto coi Bhoys e due gol in Champions League.

Il derby di domenica

Allo scontro di domenica, il 332 /mo in massima categoria, il Celtic si presenta con lo scudetto sul petto e in testa alla classifica della Scottish Premiership con 7 punti dopo 3 partite (due vittorie e un pareggio casalingo con il St. Johnstone alla terza giornata), a pari merito con il St. Mirren e il Motherwell. I Rangers, reduci dalla vittoria esterna col Ross County, inseguono a una sola lunghezza di distacco. Una loro vittoria potrebbe quindi decretare il sorpasso dei Light blues contro gli indigesti cugini dalla tradizionale maglia bianco-verde a righe orizzontali e lo stemma del quadrifoglio, una “jersey” diventata leggendaria negli anni per gli appassionati di tutto il mondo. Sulla panchina dei Bhoys (come vengono chiamati i calciatori del Celtic) non c’è più mister Ange Postecoglu, passato al Tottenham, ma Brendan Rogers, mentre i Rangers saranno guidati da Michael Beale.

Il business dell’Old Firm

La storia dell’Old Firm non è fatta però solo di match memorabili, elettricità, tifo viscerale e violenze, ma porta con sé un considerevole impatto economico, fino a rappresentare – come sottolinea sempre Andrea Di Masi – un caposaldo nell’economia scozzese e del suo calcio a partire dall’introduzione dei fattori economici e commerciali legati all’evento e all’indotto calcistico.

Una ricerca della StrathClyde University di Glasgow – capitale economica del Paese – ha permesso di stabilire che la partita più importante della Scottish Premiership abbia un impatto nell’economia nazionale vicina ai 118 milioni di sterline, circa 120 milioni di euro tra introiti provenienti da biglietti, merchandising, sponsorizzazioni e diritti tv, ma anche i consumi relativi ai mezzi di trasporto e ristoro. L’evento mette a disposizione poco più di 3.506 posti di lavoro, di cui 876 alle dipendenze dirette dei due club. Un bilancio, tanto per capirci, di gran lunga superiore ai ricavi del Festival di Edimburgo, la rassegna di eventi culturali che ogni estate porta nella Capitale milioni di turisti per un giro di affari di 38 milioni e una forza lavoro di circa 2900 occupati.

È auspicabile che tanta passione non venga ora risucchiata dal vortice dell’interesse finanziario, anche se un campanello d’allarme viene proprio dalle due orgogliose rivali che, per guadagnare di più hanno chiesto di essere incluse nella Premier League inglese.

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