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L’editoriale: “Calcio e scommesse, dopo 43 anni ci risiamo”

Un nuovo scandalo a 43 anni dal primo

Silio Rossi

di Silio Rossi – “Svelti, giriamo l’angolo, perché Felice Colombo esce da via San Francesco di Sales“. “No, secondo me passerà da via delle Pentite“. Erano i primi giorni di aprile del 1980. Aspettavamo tutti come “allocchi” che i dirigenti e i calciatori arrestati, perché implicati nel calcio scommesse acquistassero la libertà dalla porta centrale di Regina Coeli. Ecco perché, inviati dai rispettivi giornali già da almeno un mese sul “triste” problema, c’eravamo appostati in via della Lungara, allungando, con occhio particolare quello “scalino” che porta all’interno, cantato alla romana dai carcerati del passato, secondo i quali, almeno una volta nella vita “chi è romano e trasteverino” deve varcarlo.

L’Italia era in grande ansia per il calcio e per i suoi interpreti, “pizzicati” a scommettere su alcuni risultati di gare del campionato di calcio. E la storia venne fuori perché i due “organizzatori” della combine ci rimettevano alcuni milioni, mai avuti indietro da chi “animava” il gioco e si batteva perché i punteggi sui quali avevano indirizzato i loro obiettivi si realizzassero.

Ecco perché, alla luce della denuncia di Massimo Cruciani, commerciante di frutta e verdura e di Alvaro Trinca, proprietario a Roma di un ristorante nei pressi di Piazza del Popolo, fecero partì una denuncia, che chiamava in causa molte squadre di A e di B del nostro campionato e una gran parte dei loro calciatori, indicati come “compari” di questa maldestra faccenda.

Era intervenuta la Procura di Roma, con due magistrati, Monsurrò e Roselli, velocissimi a raggruppare e mettere un po’ d’ordine nell’intera vicenda e ad ordinare, con un blitz perfetto e efficace, l’arresto dei giocatori di calcio che “arrestarono” alla fine delle gare che avevano giocato su vari campi d’talia.

Nel tritacarne finirono otto club di serie A, cinque di B e le manette scattarono per tredici calciatori e un presidente, appunto Colombo, tutti arrestati il 23 di marzo su mandato del giudice Bracci, chiamati a rispondere di truffa per la magistratura ordinaria e di illecito sportivo per la Federazione Italiana Calcio.

Già ma come si sviluppava la storia della scommessa? Il meccanismo era semplice, ma perverso. Cruciani interpellava i suoi amici calciatori coinvolgendoli nerlla tresca, avuta la certezza che sugli accordi presi (ovviamente sui risultati delle gare) non ci sarebbero state sorprese, puntava dei milioni di lire per loro conto sui match e se il gioco riusciva, poi si sarebbero divisi il, guadagno. Purtroppo, però, non sempre i risultati delle partite combinate rispecchiavano il contenuto delle puntate, così si verificava il caso che Cruciani si trovasse spiazzato economicamente e scoperto perché i calciatori, che pure avevano aderito alla scommessa e alla combine, non “risarcivano” “er fruttarolo” per quanto aveva puntato a loro nome.

Il processo si svolse al Foro Italico e fu affidato al giudice Battaglini. Durò, circa nove mesi. Giorni e giorni ad avvicinare i legali degli accusati, gli stessi calciatori che occupavano una galleria della “Casa delle Armi, attrezzata per la circostanza e per ospitare, ovviamente, tutti i protagonisti della vicenda, i calciatori e i loro legali, e tantissimi curiosi preoccupati che il loro giocattolo si potesse irrimediabilmente “rompere”. All’interno di questo ambiente molti arrivarono ad insultare i protagonisti in negativo della vicenda e più volte il presidente si vide costretto a minacciare la “chiusura” di alcune sedute.

Intanto la Commissione Disciplinare fu assai dura con chi si era “vendute” le partite e c’è da credere che l’allora “pugno di ferro” non fosse altro che un “avviso ai naviganti” e una sorta di “fate i bravi” alle generazioni future.

Già le generazioni future. Tutto quello che sta accadendo in questi giorni, nonostante siano passati 43 anni dal quel primo giudizio, ci fa tremare ancora una volta. Sono cambiati gli interpreti, ma la voglia di “guadagnare” e lucrare il più possibile dalla loro privilegiata posizione, spinge i calciatori a provare altre strade per “fare soldi”. Certo, la storia è diversa, diversi i protagonisti, diverse le modalità e, rispetto ad allora, c’è il rischio che il “grillo parlante” sia troppo loquace e questa volta cerchi di arricchirsi. Chi vivrà vedrà.

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