di Francesca Turco – Credo che nel calcio non esista rivalità più accesa, più folle, più violenta, più profonda e radicale, di quella tra Stella Rossa e Partizan di Belgrado.
Leggere che nell’ambito delle celebrazioni organizzate dalla Stella Rossa, nel museo dello stadio Marakana, per il tributo a Mihajlovic, sia stata accolta una commossa e toccata delegazione del Partizan, i nemici di sempre, ci dà la dimensione e la cifra dell’uomo Sinisa.
Non pensavo fosse così tanto amato, a tutte le latitudini e in mondi diversi, anche abbondantemente fuori dal perimetro dello sport. Anzi, più che amato forse sarebbe più corretto dire “rispettato”, perché l’amore troppo spesso è irrazionale, il rispetto no. Il rispetto non è gratis come a volte lo è l’amore, il rispetto si concede solo a chi ha saputo veramente guadagnarlo con i fatti che seguono le parole. In questo Sinisa non ha mai tradito. E’ stato ruvido, imperfetto, dirompente, divisivo ma aveva un cuore così puro che ha convinto tutti, anche quelli che se ne sono accorti solo nel momento più triste.
Nello sport e nella vita, in campo e nella malattia, con i tifosi e con i malati ai quali ha dato (e preso) forza e coraggio, Sinisa MIhajlovic è stato soprattutto un uomo ONESTO.
E’ stato onesto nei pensieri mai trattenuti, nelle verità mai nascoste e nel suo ripudiare quelle di comodo, nella condivisione delle sue fragilità e dei suoi sentimenti più intimi. Onesto nelle amicizie e nella rivalità, nella generosità, nella sofferenza e nel pudore dei suoi ultimi giorni. Onesto anche negli errori, mai negati ma rimasticati, metabolizzati, ripensati e riconsegnati con la giusta didascalia: non li difendo ma ve li spiego. Non conosco onestà più enorme di questa.
Basta un aggettivo per spiegare tanto amore? Per me sì, per gli altri non lo so, ma credo a lui piacerebbe e ne andrebbe fierissimo.
Leave a comment